Proprio come il Lakes Snow Effect nord-americano, l’Adriatic
Snow Effect (ASE) si origina quando uno spesso strato d’aria molto
fredda
e
secca di origine finno-scandinava o russo-siberiana scorre sopra la
superficie del Mare Adriatico, le cui temperature sono relativamente
elevate anche nel semestre freddo.
I forti contrasti termici che si determinano sopra la più calda
superficie marina creano un notevole gradiente termico verticale.
Nell’aria diventata molto instabile i moti diretti verso l’alto, che
sono prevalenti su una superficie più calda di quelle circostanti, danno
luogo allo sviluppo di nubi imponenti (cumuli e cumulonembi) a base
molto bassa, in grado di apportare precipitazioni a prevalente carattere
di rovescio nevoso. Lo sviluppo di queste formazioni nuvolose è favorito
dal rapido arricchimento di vapore nelle masse d’aria gelida e secca che
attraversano i grandi laghi nord americani e l’Adriatico, comportandosi
come delle spugne.
Questo arricchimento è piuttosto veloce perché anche le acque diventano
instabili quando vengono raffreddate in superficie dall’aria fredda e
dall’evaporazione dell’acqua. Pacchetti di acqua fredda pesante
sprofondano, mentre acqua calda leggera emerge rapidamente mantenendo
così costantemente calda la superficie lacustre o marina. Al tempo
stesso nell’aria fredda diventata notevolmente instabile a contatto
della superficie liquida, pacchetti di aria calda e ricca di vapore si
sollevano rapidamente e vengono subito sostituiti dall’aria secca e
fredda che viene di nuovo a contatto con la superficie liquida. La
presenza di una pellicola di aria umida a contatto di un superficie
marina o lacustre ostacola, infatti, il fenomeno dell’evaporazione, ma i
moti convettivi, asportando tale strato, rendono molto efficiente il
meccanismo di evaporazione dell’acqua.
Le nubi a spiccato sviluppo verticale si organizzano in bande
grossolanamente parallele alla direzione del vento (street clouds);
piccoli cumuli si formano appena al largo delle coste adriatiche
orientali e si accrescono man mano che si avvicinano alle coste italiane
che vengono imbiancate da precipitazioni a carattere nevoso se le
temperature sono particolarmente basse (nell'immagine a destra, nubi
prodotte dall'ASE riprese da un satellite americano NOAA, il 16 dicembre
2010).
Per un ottimale sviluppo di queste formazioni nuvolose, lo spessore
dell’aria fredda deve essere notevole e la direzione del vento non deve
subire grosse variazioni con la quota; variazioni superiori ai 50-60° ne
impediscono lo sviluppo.
Le regioni italiane più coinvolte dalle nevicate connesse all’ASE sono
la Puglia, l’Abruzzo-Molise, le Marche e la Romagna meridionale; più a
nord il tratto di mare attraversato dalle correnti nord-orientali è
troppo limitato per riuscire ad alimentare nubi convettive imponenti.
Spesso le nevicate più copiose si verificano in presenza di fenomeni di
convergenza al suolo o di sollevamento forzato da ostacoli orografici;
per questo motivo le nevicate si intensificano nei pressi del Monte
Titano (San Marino), del Monte Conero (nei pressi di Ancona) e sul
promontorio del Gargano (provincia di Foggia).
Le nubi si ammassano poi sui rilievi appenninici dell’entroterra dando
luogo a fitte nevicate prodotte da un massiccio ed esteso sollevamento
forzato dell’aria (“effetto stau”). Le bufere di neve prodotte
dall’Adriatic Snow Effect e dal successivo “effetto stau”
sono particolarmente insidiose, specialmente in località appenniniche;
l’effetto combinato delle forti nevicate e del vento infatti, può
produrre notevoli accumuli eolici.
Quando i venti non sono forti sono favorite le formazioni convettive sul
mare e sulle coste, con sviluppo di celle temporalesche specialmente
quando il mare è più caldo (autunno – inizio inverno), mentre risultano
piuttosto deboli le precipitazioni prodotte dallo stau appenninico.
Se la velocità del vento, nei primi 1500 m al disopra della superficie
marina, supera i 40 km/h le bande nuvolose diventano piuttosto corte e
scarsamente sviluppate verticalmente; tendono invece ad accrescersi le
precipitazioni da stau sulla dorsale appenninica.
Venti settentrionali (prevalentemente nord-orientali) particolarmente
impetuosi possono sospingere i fiocchi di neve nelle zone interne del
versante tirrenico dando luogo, talvolta, a modesti accumuli nevosi fin
nelle pianure dell’Umbria occidentale ed in quelle interne della Toscana
e del Lazio.
L’ASE si manifesta nel semestre freddo ed è più frequente dalla fine di
novembre ai primi giorni di marzo, quando le correnti provenienti
dall'area finno-scandinava o dalla Russia sono particolarmente gelide. Le pianure,
logicamente, possono essere imbiancate da questo fenomeno atmosferico
soltanto nel periodo più freddo dell’anno, in modo particolare dalla
metà di dicembre alla fine di febbraio.
Talvolta le precipitazioni prodotte dall’Adriatic Snow Effect si
associano a quelle generate dalle “occlusioni ritornati”, molto
frequenti nelle depressioni mediterranee prodotte da cut-off ciclonici
in quota.
La base delle nubi dei fronti occlusi è collocata a quote più elevate di
quelle cumuliformi. Si possono così sviluppare massicce formazioni
nuvolose quando le nubi basse si avvicinano ai litorali adriatici
italiani per andarsi poi ad ammassare sulla dorsale appenninica
fondendosi con le nubi del fronte occluso. In questo caso le nevicate
possono essere particolarmente abbondanti ed estendersi notevolmente ad
ovest dell’Appennino.