Le
bufere di neve appenniniche, prodotte dalle
correnti
gelide nord-orientali, sono precedute, sul Mare Adriatico, da formazioni
nuvolose
a spiccato sviluppo verticale, generalmente più imponenti a
latitudini più basse ed in prossimità delle coste italiane.
L'aria fredda, instabilizzatasi ed umidificatasi sul mare, si solleva
rapidamente muovendosi poi verso la dorsale appenninica.
Le correnti che raggiungono l'Abruzzo settentrionale (d)
sono molto instabili e attraversano una vasta ed elevata area montuosa,
perdendo così gran parte del vapore in un'estesa area di copiose
precipitazioni. Inoltre, raggiungono le pianure laziali scendendo da
quote piuttosto elevate. Così si passa bruscamente, a distanza di pochi
chilometri, da un'area con abbondanti nevicate ad un'altra con totale
assenza di precipitazioni.
Le correnti che raggiungono l'Umbria settentrionale (a),
di norma subiscono una minore instabilizzazione sul mare e attraversano
un settore della dorsale appenninica poco elevato e di modesto spessore.
Di conseguenza, risulta molto inferiore la quantità di neve prodotta
complessivamente attraverso l'instabilizzazione dell'aria fredda ed il
sollevamento forzato dall'orografia. In questo caso, inoltre, non si
riscontrano differenze molto notevoli tra il versante sopravento e
quello sottovento.
Le correnti di grecale che si muovono verso i Monti Martani (c)
hanno caratteristiche intermedie tra le due precedenti. Risentono
inoltre dell'orografia pre-appenninica.
Di conseguenza, possono svilupparsi modeste bufere di neve anche a
grande distanza dalla dorsale principale dell'Appennino (Monti
Sibillini).
Inoltre, i Monti Martani, a nord di Terni, fungono un po' da
prolungamento verso occidente dei principali rilievi montuosi
appenninici, favorendo
l'estendersi delle nevicate con grecale fino a San Gemini,
Acquasparta, ed oltre. Le nevicate sono anche favorite da un particolare
effetto "stau", con convergenza dei venti al suolo, nel versante
sopravento della catena montuosa (ultima formazione nuvolosa a sinistra
in c).
A nord dei Monti Martani (Folignate) le precipitazioni nevose, di norma
cessano prima, interessando prevalentemente il settore più orientale
della Valle Umbra (b).
L'intensità delle bufere di neve e la loro estensione verso sud-ovest
nelle varie località, muta a seconda della situazione meteorologica.
Innanzitutto bisogna considerare i principali fattori che favoriscono il
fenomeno di sviluppo e trasporto dei fiocchi di neve: instabilità
dell'aria, umidità disponibile, forza e direzione del vento alle varie
quote.
Logicamente, quando l'aria è lievemente instabile e le correnti
nord-orientali sono poco intense, si sviluppano soltanto modesti
annuvolamenti da "stau" sulle vette più elevate dell'Appennino, in modo
particolare sul versante orientale del
Gran Sasso. Le "bufere di nord-est" o da "stau"
sopravento all'Appennino, sono favorite dal transito sull'Adriatico di
gelide correnti artico-continentali, con aria molto fredda anche in
quota. Devono anche essere presenti forti venti nord-orientali a tutte
le quote troposferiche. Col variare di uno o più di questi fattori si
possono avere conseguenze diverse.
Una componente di moto più orientale, per es. con venti da ENE, estende
alla bassa Umbria la situazione rappresentata nella sezione d.
Una componente leggermente più settentrionale dei venti (come accaduto
il
13-14 gennaio 1995) sposta verso la bassa Umbria le situazioni di
tipo a, c, con maggiore attivazione
dell'effetto "stau" + convergenza sui Monti Martani e conseguente,
maggiore, caduta di neve nel Ternano.
Un'irruzione di correnti estremamente fredde continentali, ma non
supportate da temperature molto basse in quota, determina "bufere
pellicolari", con scarso sviluppo verticale delle nubi sull'Appennino.
Condizioni termiche "ideali" a tutte le quote, ma con venti di grecale
poco intensi, favoriscono i moti convettivi sull'Adriatico, con
precipitazioni nevose da "stau" generalmente non abbondanti e
concentrate sul versante adriatico.
Condizioni favorevoli, sia dal punto di vista termico che dell'intensità
del vento, possono essere inficiate da una provenienza troppo
settentrionale delle correnti in quota o a tutte le quote. Con una
componente di moto orientale scarsa o assente, l'"effetto stau"
appenninico è meno intenso e le bufere di neve devono compiere un
tragitto più lungo per raggiungere il versante tirrenico.