L'oscillazione intertropicale MJO (Madden Julian Oscillation) è
stata scoperta nel 1971 da Roland Madden e Paul Julian. Si tratta di
un’oscillazione intrastagionale intertropicale ad 1-2 onde emisferiche, della
durata, generalmente, di 30-60 giorni. È più vigorosa nella stagione
invernale, specialmente nell’emisfero orientale, con un massimo
d’intensità sull’Indonesia ed è responsabile della propagazione verso
est delle aree piovose e di quelle meno piovose nella fascia
intertropicale. La MJO è tra i principali responsabili della variabilità
nell'area intertropicale, influenzando parametri atmosferici ed oceanici
che influiscono a loro volta sul regime dei venti e delle
precipitazioni, sulle temperature superficiali e sull'evaporazione degli
oceani.
Nelle aree in cui la Madden Julian Oscillation determina un incremento
del convezione ("aree attive"), si creano numerosi ammassi temporaleschi
associati ad un'area depressionaria alle quote più basse ed
anticiclonica nell’alta troposfera tropicale. Ad una certa distanza
dall'Equatore, interviene la forza deviante di Coriolis a produrre una
circolazione antioraria nella porzione settentrionale (boreale)
dell'area depressionaria della bassa atmosfera ed oraria in quella
meridionale (australe). Così nell'area compresa tra 30°N e 30°S prevale
una anomalia nelle correnti zonali diretta verso est alle quote più
basse. Analogamente, prevale una anomalia nel flusso zonale diretta
verso ovest in prossimità della tropopausa. Ad est dell'area perturbata
vengono indotti moti discendenti, con sviluppo di celle a circolazione
ciclonica in prossimità della tropopausa e conseguenti anomalie nel
flusso zonale dirette verso est. Tra le due configurazioni in quota i
venti divergono, promuovendo così il sollevamento dell'aria dalle quote
inferiori troposferiche. Al disotto delle celle cicloniche in quota, i
moti discendenti creano
celle
anticicloniche nella bassa atmosfera con anomalie nel flusso zonale
dirette verso ovest. Tra le due configurazioni delle quote più basse, la
confluenza tra le correnti occidentali e quelle orientali genera
convergenza. Ad est dell'area perturbata, quindi si sviluppa convergenza
delle correnti in basso e divergenza in quota, con il conseguente
sviluppo di giovani grappoli di temporali. L'attività temporalesca tende
quindi, progressivamente, a smorzarsi ad ovest ed accrescersi più ad
est; in questo modo le fasi attiva ed inattiva della MJO traslano
gradualmente da ovest verso est.
Nella zona interessata da correnti discendenti ad est dell'area
perturbata, la convezione è inibita e prevalgono condizioni di cielo
sereno o scarsamente nuvoloso. In quest'area il maggiore irraggiamento
solare ed i venti orientali (alisei) più forti del normale promuovono
l'evaporazione dell'oceano alimentando così i nuovi grappoli di
temporali che si sviluppano ad est degli ammassi più vecchi.
Il ciclo completo della Madden Julian Oscillation viene rappresentato
suddividendolo in otto fasi in un
grafico nel quale la sua intensità corrisponde alla distanza dei
punti del tracciato della MJO dal cerchio centrale. Quando il tracciato
è situato all'interno di questo cerchio, la MJO è molto debole. Il
tracciato di colore verde corrisponde alle fasi previste dai centri di
calcolo.
L'intensità della MJO e le sue fasi influenzano la Cella di Hadley, con
locale rinforzo delle alte pressioni dinamiche delle medie latitudini.
Nei primi due mesi dell'inverno climatico, in modo particolare in quello
di gennaio, la fase 7 promuove la formazione di anticicloni tra le Isole
Britanniche e l'Islanda, con la conseguente irruzione di correnti gelide
sul Mediterraneo centrale sul quale si insedia una vigorosa circolazione
ciclonica.
La Madden Julian Oscillation modula anche l'attività dei monsoni e delle
tempeste tropicali. Le perturbazioni tropicali, che generano tempeste e
cicloni tropicali, si formano con maggiore frequenza nelle aree attive
della MJO.