Il termine "convezione" è utilizzato per indicare il trasferimento di
una o più proprietà di un fluido tramite moti verticali. Quando il
trasferimento avviene tramite moti orizzontali, i meteorologi usano il
termine "avvezione".
Se in un fluido si manifestano differenze di temperatura e, di
conseguenza, anche di densità, tra uno strato superiore e quello
inferiore si possono creare configurazioni stabili o instabili. Se lo
strato più freddo e pesante è situato in basso, nel fluido non si
sviluppano spontaneamente moti verticali; la stratificazione si può
dunque considerare stabile.
Riscaldando dal basso un recipiente contenete acqua (o un altro fluido),
si creano dei moti verticali prodotti dalla instabilizzazione del
fluido. Se utilizziamo un recipiente ampio contenente un sottile strato
di acqua, la convezione si organizzerà in cellule esagonali: noteremo
che il fluido caldo sale al centro di ogni esagono e scende ai lati
("convezione di Benard").
Dividendo la differenza di temperatura tra lo strato caldo e quello
freddo per lo spessore del fluido, si ottiene il "gradiente termico
verticale". Le "cellule di Benard" si sviluppano quando il gradiente
raggiunge un determinato valore positivo che dipende dalle proprietà del
fluido.
Se
nel
fluido soggetto a convezione sono presenti moti orizzontali, le cellule
risultano deformate; quando la velocità orizzontale aumenta al crescere
dell'altezza (cosa che si verifica frequentemente nella libera
atmosfera) si creano linee di convezione parallele alla direzione del
flusso.
Nelle giornate soleggiate, in modo particolare nei primi giorni
dell'estate, il suolo si riscalda e cede calore ai bassi strati
atmosferici. Se questo riscaldamento è sufficientemente intenso l'aria,
perlomeno alle quote più basse, diventa instabile; bolle d'aria calda,
denominate "termiche", si sollevano e tra le "termiche" si sviluppano
correnti discendenti.
L'instabilità può anche essere indotta dal transito di una massa d'aria
sopra acqua più calda; l'instabilità indotta dal transito dell'aria
fredda sul mare caldo è evidenziata dal volo dei gabbiani. I gabbiani
salgono planando in configurazioni circolari, di norma leggermente
inclinate verticalmente, che segnano il profilo delle termiche; queste,
infatti, sono un po' inclinate in presenza di venti deboli.
All'aumentare della velocità del vento, il volo planato di questi
uccelli segue le lunghe linee di convezione che si sviluppano
parallelamente alla direzione del flusso. Quando l'aria è stabile i
gabbiani non utilizzano il volo planato per salire di quota, non essendo
presente alcuna termica.
Nella libera atmosfera i fenomeni sono sempre più complessi di quelli
che si possono osservare in semplici esperimenti di laboratorio. Perché
l'atmosfera sia instabile non basta avere un gradiente verticale
positivo. La temperatura, perlomeno nella troposfera, tende quasi sempre
a diminuire verso l'alto, ma i moti convettivi si manifestano soltanto
in particolari circostanze.
Un pacchetto d'aria tende a sollevarsi finché risulta più caldo
dell'aria circostante, ma salendo si espande attraversando regioni
dell'atmosfera in cui la pressione è sempre più bassa. Il lavoro
d'espansione avviene a spese dell'energia interna dell'aria in ascesa
("espansione adiabatica"), di conseguenza il pacchetto d'aria tende a
raffreddarsi. Potrebbe, comunque, sollevarsi ugualmente se, nonostante
il raffreddamento prodotto dall'espansione, risultasse ancora più caldo
dell'aria circostante; ma se non si verifica quest'ultima condizione, il
pacchetto d'aria non potrà sollevarsi.
Il gradiente verticale derivante dal raffreddamento dell'aria per
espansione adiabatica (o dal riscaldamento per compressione) è chiamato
"gradiente adiabatico". L'aria, dunque, risulterà instabile solo a
condizione che il gradiente termico verticale risulti più intenso di
quello adiabatico ("gradiente superadiabatico").
Il gradiente adiabatico, perlomeno nella bassa atmosfera, è di circa 1
°C ogni 100 m. Gradienti termici superadiabatici, cioè di oltre 1° ogni
100 m, sono poco frequenti e si verificano in uno strato d'aria
relativamente sottile al disopra del suolo arroventato dal sole o della
superficie del mare caldo sul quale scorre aria molto fredda. Se le cose
stessero semplicemente così, i moti verticali nella libera atmosfera
sarebbero una rarità e si manifesterebbero soltanto a quote molto basse.
In realtà, quello che abbiamo preso in considerazione finora è il
"gradiente adiabatico aria secca".
Se all'interno dell'aria che si solleva per una causa qualsiasi, il
raffreddamento prodotto dall'espansione adiabatica causa la
condensazione del vapore acqueo (vale a dire la formazione di una
nuvola), viene liberato calore di condensazione. Dal momento in cui
iniziano a manifestarsi fenomeni di condensazione, il raffreddamento
dell'aria in ascesa sarà meno marcato e verranno così favoriti i moti
ascensionali. Alle correnti ascensionali, talvolta molto vigorose, che
si sviluppano nelle nubi, si contrappongono per compensazione, moti
discendenti nelle aree di bel tempo.
Questo gradiente adiabatico modificato dal calore prodotto dalla
condensazione del vapore è chiamato "gradiente adiabatico aria umida".
Lo sviluppo di nubi convettive imponenti può dunque essere innescato da
un marcato gradiente termico al disopra del suolo o del mare, ma
richiede anche la presenza di grandi quantità di vapore, vale a dire di
uno spesso strato di aria calda ed umida nella bassa atmosfera.