In tutta l'atmosfera è sempre presente, in grandi quantità o in tracce,
del vapore acqueo. Di norma la concentrazione del vapore presente nell'aria
viene misurata in gr di vapore per kg di aria (umidità specifica) o in
grammi di vapore per metro cubo di aria (umidità assoluta).
L'umidità non è visibile, non ha odore; insomma, non può essere
percepita in maniera palese dai nostri sensi. L'organismo umano può
comunque avvertire un certo disagio prodotto da particolari condizioni
atmosferiche che coinvolgono il vapore acqueo: quello derivante dal
freddo umido, l'afa associata al caldo umido.
A parità di pressione atmosferica, l'aria
ad una data temperatura può contenere una determinata quantità massima di
vapore. L'aria molto calda
si comporta come un'ottima spugna e può
contenere grandi quantità di vapore acqueo; al contrario, quella molto
fredda è come una spugna poco efficiente e può trattenere soltanto
piccole quantità di acqua allo stato di vapore. L'aria fredda, quindi si
satura di vapore molto facilmente, quella calda, invece è molto più
esigente: richiede molta acqua per arrivare alla saturazione. Alla
pressione media al livello del mare, un metro cubo di aria alla
temperatura di 30 °C può contenere fino a 30,3 grammi di acqua allo
stato di vapore; con una temperatura di -20 °C non può contenere più di
1,1 grammi di vapore. Possiamo quindi trasformare facilmente una "spugna
atmosferica" efficiente in una "cattiva spugna" atmosferica,
semplicemente "strizzandola", cioè raffreddandola. Portando un metro
cubo di aria satura da 30 °C a -20 °C costringiamo questa "spugna" ad
"espellere" 29,2 gr di acqua, che passerà così dallo stato di vapore a
quello liquido (condensazione)... o solido (sublimazione).
Non è quindi sufficiente conoscere il contenuto di umidità in grammi di
una determinata massa d'aria. È importante anche sapere se l'aria è
satura, oppure se è più o meno lontana dal punto di saturazione, vale a
dire: determinare il rapporto tra la quantità di vapore presente in una
determinata massa d'aria avente una determinata temperatura e la
quantità massima di vapore che può contenere quella massa d'aria alla
stessa temperatura. Il valore di questo rapporto è chiamato "umidità
relativa" espressa in percentuale (%):
grammi di vapore misurati X 100
umidità relativa (%) =
______________________________________
grammi di vapore contenuti nell'aria satura
Se i grammi di vapore misurati equivalgono a quelli contenuti a
saturazione, avremo una umidità relativa del 100 %; se equivalgono alla
metà di quelli contenuti a saturazione, avremo una umidità relativa del
50 %... e così via.
Logicamente, se non ci saranno ulteriori apporti di vapore, l'umidità
specifica non subirà variazioni, mentre quella relativa potrà cambiare
al mutare della temperatura. Ad un raffreddamento dell'aria corrisponde
una minore quantità di vapore contenuto a saturazione, di conseguenza
l'umidità relativa tende ad aumentare. Viceversa, se l'aria si riscalda
può contenere una maggiore quantità di vapore e quindi si manifesterà
una riduzione dell'umidità relativa.
L'umidità atmosferica ha origine principalmente dall'evaporazione degli
oceani; anche le terre emerse producono umidità atmosferica attraverso
l'evapotraspirazione (in modo particolare quella delle grandi foreste) e
l'evaporazione delle acque continentali (soprattutto quella dei laghi di
grandi dimensioni).
La trasformazione dell'acqua dallo stato liquido a quello di vapore
avviene con assorbimento di energia (600 calorie per ogni grammo di
acqua evaporata). Di conseguenza, l'aria umida contiene energia
potenziale (calore latente di evaporazione), che verrà prima o poi
restituita all'atmosfera nei fenomeni di condensazione (o sublimazione).