Crataegus monogyna può essere confuso con un altro
"biancospino" (Crataegus laevigata
(Poir.) DC.), meno comune, che ha
frutti dotati di 2-3 semi, talvolta, però, ne può contenere soltanto
uno, per la mancata fecondazione di tutti gli ovuli; è quindi opportuno
ripetere la conta dei semi su diversi
frutti dello stessa pianta.
Inoltre, C. laevigata ha fiori con 2 o 3 stili (visibili, secchi,
anche all'apice del frutto, nel mezzo del calice),
foglie a lobi poco profondi e ottusi. Occorre infine considerare che le
due specie si ibridano facilmente.
È un piccolo albero alto
fino a 12 m (ma si presenta spesso come arbusto cespuglioso) alquanto ramificato,
con chioma globosa o allungata, a crescita molto
lenta; è molto longevo (può vivere fino a 500 anni). Ha un tronco sinuoso, spesso ramoso sin dalla base,
con legno rossastro e corteccia compatta, liscia e di colore grigio-chiaro nelle piante giovani, brunastra o rosso-ocracea e
sfaldantesi a placche nei vecchi esemplari. I ramoscelli sono
di colore bruno-rossastro, quelli laterali terminano frequentemente con spine aguzze e scure, lunghe
fino a 2 cm; i rami
più vecchi sono grigiastri. Le gemme, alterne e disposte a spirale,
sono rossastre e brillanti; sotto le gemme laterali si
sviluppano spine dritte.
Le sue foglie,
decidue, portate da un picciolo scanalato, alterne, semplici, di colore verde brillante e lucide nella pagina superiore, verde glaucescente nella
pagina inferiore, sono romboidali o ovali, a margine dentato, suddivise in lobi
(da 3 a 7) molto profondi con margine intero (presentano solo sull’apice qualche
dentello); all’inserzione sui rami sono provviste di stipole dentate e ghiandolose.
Tra la fine della primavera e l'inizio dell'estate,
C. monogyna produce corimbi eretti, semplici o composti,
portati da peduncoli villosi, di fiori bianchi (a volte leggermente
rosati), profumati, con
brattee caduche, a margine intero o denticolato. I fiori sono formati da:
un calice con 5 lacinie triangolari-ovate;
una corolla a 5 petali subrotondi;
15 o 20 stami violacei inseriti sul margine di un ricettacolo verde-brunastro;
ovario monocarpellare glabro;
uno stilo (raramente 3) verde chiaro con stigma appiattito.
Dall’accrescimento del ricettacolo fiorale
di questo "biancospino" scaturiscono dei "falsi
frutti", piccole drupe (grandi fino a 10 mm) riunite in grappoli, rosse
e carnose a maturità, coronate all’apice dai residui delle lacinie calicine, che delimitano una piccola area circolare depressa; contengono un solo nocciolo di colore giallo-bruno.
Questo
grazioso alberello è
presente, allo stato spontaneo, in tutte le regioni italiane.
Vive in boschi radi, nelle siepi, nei cespuglieti, al margine dei boschi, sino a 1.600 m s.l.m.
Predilige i suoli calcarei.
È una pianta officinale; i
suoi frutti, commestibili, sono utilizzati per preparare bevande
fermentate e per confezionare una delicata marmellata.
Il suo legno, molto duro e compatto, è impiegato per lavori al tornio e per la produzione di carbonella.
Viene utilizzata
come pianta ornamentale e per creare delle siepi.