Il nome del genere,
derivante
dal latino filum = filo e pédulus = pendulo, significa
"pendente da un filo" e si riferisce ai tubercoli distanziati delle
filipendule, che appaiono come inseriti in un filo, a partire dalla base
della pianta. L'epiteto specifico deriva dalla somiglianza delle
foglioline della F. ulmaria, a quelle dell'olmo (Ulmus).
I lunghi e numerosi stami dell'"olmaria", concorrono a dare una soffice
vistosità alle sue infiorescenze profumate che adornano le rive dei
ruscelli e delle paludi.
È una pianta erbacea perenne, glabra, alta fino a 2 m, con fusti eretti,
striati, angolosi, ramificati in alto.
Ha foglie imparipennate, a pagina inferiore tomentosa, generalmente con
2-5 paia di foglie lanceolate acuminate, doppiamente ed acutamente
seghettate, piccole e sessili, intercalate a foglie più grandi, lunghe
fino a 4 cm. La foglia terminale di norma è divisa in 3-5 lobi.
Tra maggio ed agosto emette, all'apice del fusto, infiorescenze vistose
in cime corimbose
ampiamente ramificate, con piccoli fiori bianco giallastri di 4-6 mm la
cui corolla è composta generalmente da 5 petali obovati ad unghia lunga,
brevemente pedicillati.
Il calice è formato da 5 lacinie triangolari-ovate, piegate indietro.
I frutti sono follicoli glabri che si avvolgono a spirale a maturità.
Presente in tutte le regioni dell'Italia continentale, ad esclusione
dell'Umbria, fino a 1600 m, predilige i prati umidi, le sponde dei corsi
d'acqua e delle paludi.
È una pianta officinale. L'olio essenziale ottenuto dalle gemme è usato
in profumeria.