Il nome
generico
deriva dal greco hesperis (vespertino) in riferimento al
profumo emanato dai fiori che
diventa
più intenso verso sera. L'epiteto specifico deriva dalle "feste
matronali" durante le quali le matrone romane si ornavano di fiori a
ricordo del Ratto delle Sabine.
Hesperis matronalis è una pianta erbacea perenne o bienne, alta
fino a 1 m, con radice a fittone e fusto eretto e cilindrico, striato,
ramificato in alto, generalmente con peli ramosi.
Le foglie cauline di questa "violacciocca" sono lanceolate, a margine
seghettato e quasi amplessicauli; tendono a diventare sempre più piccole
verso l'alto.
Quelle basali, alterne, un po' irsute e picciolate, lunghe fino a 16 cm,
sono lirate o dentate.
I racemi fiorali subcorimbosi, inizialmente molto densi, compaiono tra
la tarda primavera e la prima metà dell'estate.
I fiori, molto profumati specialmente nelle umide serate estive,
tetrameri dialipetali attinomorfi, hanno sepali glabri lunghi circa 6
mm, petali spatolati con lembo ovale e patente lunghi fino a 18 mm di
colore rosa violetto, 6 stami, stimma diviso in due lobi divergenti ed
ovario supero bicarpellare.
I frutti sono
silique cilindriche molto più lunghe che larghe, che a maturazione
si
aprono in due valve con due file di semi.
Presente, con la subsp. candida Hegi
Schmid a petali bianchi, in molte regioni italiane (assente in
Toscana, nell'Emilia-Romagna, in Sardegna, nella Puglia e Calabria),
cresce in boschi umidi e radi, nelle forre, nelle radure ed ai margini
di boschi, fino a 1200 m s.l.m., prevalentemente su suoli calcarei.
Hesperis matronalis è una specie a distribuzione pontica,
introdotta nei giardini viennesi con il nome di "viola siriaca" o "viola
damascena". In Italia arrivò dalla Francia e fu chiamata "viola
matronale".
Utilizzata per adornare le aiuole, è anche una pianta commestibile ed
officinale.