Il melo selvatico
è l'antenato dei meli coltivati ed è utile ancora oggi come portainnesti
sui quali si
innestano le varietà coltivate.
È un albero cespuglioso alto fino a 10 m.
La sua corteccia, grigiastra, si sfalda in placche quadrangolari.
Ha foglie alterne, lunghe 3-4 cm, di forma ovato-rotondata, con apice
acuminato e bordo fittamente e minutamente seghettato, di colore verde
opaco.
La pagina inferiore delle foglie non è tomentosa come nei meli
coltivati.
Il picciolo è parzialmente rosso e di norma più breve della lamina.
I fiori, in cime ombrelliformi o corimbi di 3-7 fiori, sono bianchi con
sfumature rosa, hanno una corolla a 5 petali. Il loro diametro è di 2,5
- 3,7 cm.
Sbocciano a fine maggio.
Il frutto è più piccolo e più duro di quello prodotto dai meli coltivati
(può raggiungere al massimo 4 cm di diametro) ed ha un sapore asprigno.
Matura nella prima metà dell'autunno, assumendo sfumature rosse.
Il melo selvatico vegeta, con individui solitari nei boschi e nelle
radure, dalla pianura a 1.400 m.
Dal melo selvatico sono state ottenute diverse varietà di meli
ornamentali.
Nonostante il suo sapore aspro e allappante, il suo frutto è utilizzato
per realizzare marmellate, conserve e vino.
Anticamente, il sidro, ricavato dal succo di mele fermentato, veniva
usato per curare scottature e distorsioni.