È una pianta erbacea perenne, alta fino a 150 cm, con grosso
rizoma nero e fusto eretto, cilindrico e pubescente, avvolto
dalle guaine fogliari.
Ha foglie glabre, sessili, disposte
a spirale sul fusto, lunghe circa 30
cm, da largamente ellittiche ad oblanceolato-spatolate, con evidenti
nervature parallele che si ramificano immediatamente dalla base.
L'infiorescenza del "veratro nero", che compare tra maggio e luglio, è
costituita da una pannocchia a rami glabri, con fiori peduncolati,
all'ascella di brattee lanceolate; i fiori hanno tepali rotondi, bruno rossastri.
I frutti di questo Veratro sono capsule setticide contenenti
semi ovoidali.
Presente in
quasi tutte le regioni del Centro-Nord italiano (con l'eccezione del
Piemonte e della Valle d'Aosta) e in Campania, cresce in radure boschive
e boschi cedui fino a 2100 m s.l.m.
Si tratta
di una pianta
officinale, ma molto velenosa; la maggior parte delle tossine sono
concentrate nel rizoma. Contiene oltre 200 alcaloidi derivati da steroidi, tra cui
isorubijervina, jervina, pseudojervina, rubijervina, tienmuliumina, tienmuliluminina e
verazina. Causa irritazione delle mucose dello stomaco e dell'intestino
(producendo nausea e vomito), bradicardia (battito cardiaco lento), iperattività e ipotensione (bassa pressione sanguigna), visione offuscata, confusione, mal di testa, vertigini;
nei casi più gravi: aritmia cardiaca, crampi muscolari, contrazioni muscolari estreme, parestesia, convulsioni, debolezza e perdita di coscienza,
cui può seguire la morte.
È possibile confonderla, quando è priva di fiori, con la Gentiana
lutea (a foglie opposte sul fusto anziché alterne a spirale!!!), i cui rizomi sono utilizzati per la produzione di liquori
amari.
In Asia, un estratto di questa pianta viene miscelato con acqua e utilizzato in molte aree rurali per uccidere le pulci,
le loro larve e le loro uova.