Questo
grande fungo a forma di mensola (conosciuto con il nome volgare "fungo
dell'esca") si sviluppa come parassita sui tronchi di alberi
di latifoglia, tramutandosi in saprofita dopo la morte dell'albero.
Essendo a crescita pluriannuale, le zonature sovrapposte che lo costituiscono ci
consentono di determinarne l'età.
Come accade per altri funghi lignicoli a crescita pluriannuale, è capace
di orientare la parte fertile in modo che rimanga costantemente rivolta
verso il basso (geotropismo), favorendo così la caduta delle spore; il
crollo dell'albero su cui vive determina una rotazione nello sviluppo degli strati
successivi.
Resti di F. fomentarius sono stati rinvenuti in un sacca
indossata dall'Uomo del Similaun, scoperto sulle Alpi Venoste e risalente al
3300 a. C. Si tratta, infatti, di un fungo ben conosciuto dall’uomo
preistorico che lo adoperava come esca per accendere il fuoco
sottoponendolo, dopo averlo essiccato, alle scintille prodotte da una
pietra focaia. Il nome del Genere
(latino fomes = esca, alimento del fuoco) e l'epiteto specifico
(latino fomentarius = idoneo ad accendere il fuoco) fanno
riferimento a questo antico utilizzo. In epoche successive, per facilitarne
l'accensione, veniva polverizzato e mescolato al salnitro (nitrato di
potassio).
Il cappello del F. fomentarius, pileato, sessile, con diamtro fino a 40 cm,
è ricoperto da una crosta dura e spessa, grigia, liscia, zonata per la
presenza di anelli di accrescimento.
L'imenoforo è costituito da tubuli stratificati dagli accrescimenti annuali,
terminanti in piccolissimi pori tondeggianti.
La carne, fibrosa, è a consistenza legnosa.
Specie diffusa soprattutto al Centro-Sud, fruttifica su tronchi di
latifoglie, in modo particolare di faggio.
Non ha alcun valore alimentare.